Nel 1993
...ho incontrato la Biodanza, divorando l'esperienza senza mai sentirmi sazia: frequentavo in quel periodo due gruppi settimanali e tutti gli stage programmati, nutrendomi ogni volta di sguardi vivi e di abbracci e sentendo di aver accesso a un mondo nuovo e da sempre sognato, ma troppo bello e irrealizzabile, come tutti i miei sogni di allora.
Ci sono state varie interruzioni, in quegli anni.
Stavo percorrendo contemporaneamente un cammino di crescita attraverso la meditazione, ma continuavo a sentire il richiamo dei gruppi di Biodanza, fucine di vita in cui avvenivano strane alchimie e da cui uscivo ogni volta riplasmata.
Intensità era allora, per me, sinonimo di malinconia, lontananza, orizzonti brumosi e indefiniti. Trovarmi in un paesaggio solare, tra corpi caldi dai contorni netti, occhi vicini e sorridenti, scoprire, attraverso la danza e gli incontri, la consistenza e la bellezza del mio corpo… tutto questo era spesso, per me, fonte di inquietudine. Per fortuna la mia prima maestra di Biodanza, Paola, il sole ce l’aveva dentro, nel cuore, e quel sole ha sempre illuminato, con il calore dell’accettazione e dell’amore, le mie presenze e le mie assenze, i miei momenti più cupi e le mie timide aperture al mondo.
Un mondo che sembrava piano piano modificarsi: invece di continuare a portare l'attenzione su tutto ciò che impediva l'espressione dei miei potenziali, alimentando emozioni negative che creavano disarmonia in me e nelle mie relazioni, iniziavo ad essere attratta da ciò che mi nutriva e mi faceva crescere.